Gio, 31 Lug, 2025

L’estate che non ci appartiene: piante e clima estremo, un equilibrio in crisi e sempre più fragile

L’estate che non ci appartiene: piante e clima estremo, un equilibrio in crisi e sempre più fragile

Il caldo estremo degli ultimi anni ha stravolto le nostre estati. Un clima a cui, francamente, non ci si abitua mai. È insopportabile per chiunque sia nato e cresciuto in queste latitudini: giovani, anziani, lavoratori, studenti. E se ne accorgono anche gli altri abitanti del nostro ecosistema — piante e animali — messi a dura prova da temperature sempre più elevate e precipitazioni sempre più scarse.

Le piante, in particolare, stanno soffrendo. A meno che non crescano in ambienti naturalmente umidi o abbiano la fortuna di ricevere un'irrigazione costante, la siccità le mette in ginocchio. Il meccanismo con cui si nutrono è semplice e sofisticato allo stesso tempo: le radici assorbono l’acqua dal terreno tramite osmosi; da lì, l’acqua risale verso fusto e foglie grazie al xilema, un sistema di vasi conduttori. Alle foglie spetta poi il compito di rilasciare il vapore acqueo attraverso minuscoli pori, gli stomi, contribuendo così a “tirare” l’acqua verso l’alto. Un sistema meraviglioso, ma fragile.

Quando l’acqua scarseggia, tutto si blocca: il trasporto dei nutrienti rallenta, i microrganismi del suolo diventano meno attivi, le radici smettono di crescere. Le foglie ingialliscono, la pianta si indebolisce, e spesso muore. Il caldo, poi, altera anche gli equilibri ecologici, favorendo la comparsa di nuovi parassiti privi di antagonisti naturali. I danni alle colture, in questi casi, possono essere devastanti. 

Alcune tecniche possono aiutare a mitigare gli effetti di questo cambiamento. La pacciamatura protegge il suolo, riducendo evaporazione e surriscaldamento. Le reti ombreggianti difendono foglie e frutti dai raggi diretti. L’irrigazione resta fondamentale, ma va gestita con criterio, soprattutto in un’epoca in cui l’acqua è una risorsa sempre più preziosa. 

Il caso delle ortensie: bellezza fragile

Tra le piante più sensibili a queste nuove condizioni c’è l’ortensia (Hydrangea), apprezzata per i suoi fiori abbondanti e le foglie brillanti. La più nota, l’Hydrangea macrophylla, può raggiungere i due metri d’altezza e fiorire in mille sfumature: bianco, blu, rosa, rosso, viola. Ma la sua bellezza ha un prezzo: ha bisogno di molta acqua. Il nome stesso lo rivela: “Hydrangea” unisce i termini greci “hydro” (acqua) e “angeion” (contenitore). Il terreno deve essere sempre umido, ma senza ristagni. In estate può essere necessario irrigarla anche due volte al giorno, mattina e sera. Foglie afflosciate e terreno asciutto sono segnali di sofferenza. Anche in inverno, soprattutto se coltivata in vaso, l’umidità non deve mancare.

Attenzione anche alla qualità dell’acqua: quella troppo calcarea può danneggiarla. Meglio l’acqua piovana o quella del rubinetto, ma addolcita. Se queste condizioni non vengono rispettate, la pianta può andare incontro a danni irreversibili.

Tra le varietà più resistenti c’è l’Hydrangea quercifolia, che, una volta ben radicata, tollera meglio la siccità. Anche alcune varietà di Hydrangea arborescens (come Annabelle e Candybelle) si adattano bene, accontentandosi anche di piogge sporadiche. 

Una flora che cambia

Il cambiamento climatico, oltre a ridefinire le nostre estati, sta trasformando la flora dei nostri territori. Le restrizioni sempre più frequenti nell’uso dell’acqua pubblica per l’irrigazione rendono difficile la sopravvivenza di molte piante che fino a ieri davamo per scontate. Dobbiamo prepararci a vedere scomparire esemplari con cui abbiamo sempre convissuto. E, allo stesso tempo, ad accogliere nuove specie, magari viste solo durante viaggi in climi più caldi. È un processo di mutamento inarrestabile. Che ci piaccia o no, è tempo di adattarsi. In ogni ambito.

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