Ancora una presentazione di fronte ad un folto ed interessato pubblico di un testo che riscopre alcune figure femminili della casata più longeva al mondo: i Savoia.
Questa volta ad ospitare l’evento, la bellissima sala conferenze denominata “Sala dei Marmi”, nel prestigioso sito del castello Reale di Casotto, incastonato tra il verde della montagna cuneese ed impreziosito dalle limpide acque di antichi ruscelli che circondano le sue poderose ma sinuose mura di pietra, il sito oggetto di restauri mirati a recuperare e rivalutare un ambiente assolutamente unico è un gioiello di rara bellezz : la struttura nata come una delle più antiche “Certose” religiose e per questo saccheggiata nel periodo napoleonico dai giacobini francesi, fu rivalutata e restaurata da Re Carlo Alberto a partire dal 1837, vissuta ed abitata dalla famiglia Reale nella stagione estiva, in particolare da Vittorio Emanuele II, dai suoi figli Maria Pia, Umberto, Amedeo, Oddone e Maria Clotilde.
Pierangelo Calvo e Bruna Bertolo
Proprio quest’ultima figura di donna semplice e devota è stata ricordata, assieme allo sfortunato fratello Oddone Duca di Monferrato morto a Genova all’età di 20 anni, da Pierangelo Calvo, autore della prefazione del libro dell’autrice Bruna Bertolo, ricordando anche le innumerevoli occasioni in cui Maura Aimar, presidente del Coordinamento sabaudo e legata umanamente a Val Casotto, scomparsa nel 2023 a causa di una grave malattia, ricordava queste due figure di giovani rampolli Savoia, uniti da un fraterno affetto e da destini non certo felici, e che proprio nella quiete di questa valle ritrovavano quella serenità perduta durante i loro soggiorni.
Ad introdurre gli ospiti, la segretaria ed anima dell’Associazione Amici del Castello di Casotto, Ivana Mussano, accompagnata per i saluti istituzionali di rito da Sebastiano Carrara, presidente del Polo Culturale del Comune di Garessio.
Come sempre la scrittrice Bruna Bertolo ha spiegato al pubblico curiosità, aneddoti, storie lontane perdute nella notte dei tempi e vicende molto più vicine ai nostri ricordi, dialogando con Calvo su vari aspetti di queste donne di Casa Savoia che ebbero un ruolo importante nella loro vita di principesse, mogli e madri, scandagliando epoche diverse dove ognuna di loro contribuì con coraggio ed intelligenza a mantenere unito un regno ed un popolo legandolo con il suo territorio in modo indissolubile, anche se tra mille difficoltà.
Una visione non ispirata all’idolatria del potere ma dettata da una fervida volontà di narrare gli avvenimenti partendo dal basso, dalla gente, dall’umiltà di cittadini e valligiani che fecero la storia, anche se spesso e volentieri sono dimenticati dalla stessa: sono infatti loro l’anello di congiunzione tra le figure femminili rivisitate dalla sincera penna della scrittrice e gli avvenimenti che coinvolsero uomini e donne, di tutti i ceti nel maelstrom della storia vissuta.
Un libro che a tratti racconta il profondo legame di queste donne con la loro gente, a volte sfogliando pagine tristi di un passato di cui non abbiamo più memoria, ma proprio per questo importante sotto il profilo umano e storico.
Molte immagini presenti nel testo non provengono da auliche opere artistiche atte ad immortalare il personaggio, ma semplicemente da oggetti come cartoline, fotografie, stampe e lettere, povere ma sincere testimonianze che entravano in tutte le case, che tutti potevano leggere e per chi era analfabeta, per lui parlavano le immagini: così gli italiani impararono a conoscere i loro Reali dopo secoli di raffigurazioni emotive ed a volte fantasiose, iniziarono ad apprezzarli ed a volte anche amarli, sull’onda di sentimenti forti e comuni in una Italia che sarà unita proprio da loro, dai Savoia.
Ancora una volta Bruna Bertolo ha saputo coinvolgere il pubblico presente in un racconto emotivo e con sempre diversi aneddoti a contorno di un testo di semplice lettura ma completo nell’insieme.
L’evento è stato patrocinato dai Comuni di Garessio e Pamparato in collaborazione con gli amici del Castello di Casotto. Un grazie particolare va come sempre alla brava ed intraprendente Ivana Mussano che dedica gran parte del suo tempo per cercare di valorizzare un Castello che merita attenzioni particolari, perché oltre alla bellezza architettonica, varcata la soglia e sfiorando con il palmo della mano i suoi profili di pietra si ha l’impressione di sentir risuonare lontane voci provenire da un passato ancora da esplorare e che invitano con educata cortesia sabauda a visitare l’interno per assaporare in serenità un mondo ormai scomparso ma desideroso di riemergere nei cuori di chi ama il proprio vissuto e dei tanti “bugianen” che lo hanno accompagnato silenti ma operosi nei secoli.