Pratica di supporto ad altre forme di terapia tradizionali che ne sfrutta gli effetti positivi
Con un decreto legislativo dell'ormai lontano 2003 è stata riconosciuta ufficialmente all’interno del Servizio Sanitario Nazionale la cosiddetta Pet Therapy, che si traduce “Terapia con animali”.
Tale decreto rappresenta non solo un importante riconoscimento del valore terapeutico degli animali, peraltro già noto da tempo, ma abbatte anche numerosi vincoli pratici e pregiudizi che impedivano il loro accesso in ospedali, istituti e case di riposo.
La ‘Pet Therapy’ nasce nel 1953 in America, ad opera dello psichiatra Boris Levinson. Avendo in cura un bambino autistico, si rese conto che il suo cane offriva al piccolo paziente la possibilità di proiettare le proprie sensazioni interiori, costituiva un’occasione di scambio affettivo, di gioco ed inoltre rendeva più piacevoli le sedute. Nel 1961 coniò il termine ‘Pet Therapy’, oggi sostituito in italiano, più propriamente, da Terapie Assistite dall’Animale (TAA). La Terapia Assistita dall’Animale (TAA) è «un intervento che ha obiettivi specifici predefiniti, in cui un animale, che risponde a determinati requisiti, è parte integrante del trattamento.La TAAè diretta da un professionista con esperienza specifica nel campo, nell’ambito dell’esercizio della propria professione». Ad essa si affiancano le Attività Assistite dall’Animale (AAA), «interventi di tipo educativo, ricreativo e/o terapeutico, che hanno l’obiettivo di migliorare la qualità della vita».
Coloro a cui le TAA possono arrecare dei benefici, unitamente ad altre forme di terapia, sono ad esempio: persone con difficoltà relazionali, pazienti affetti da morbo di Alzheimer o di Parkinson, sclerosi multipla, demenza, ictus; bambini con sindrome di Down, iperattività, deficit da attenzione; persone con problemi di udito; persone con problemi di vista; persone con disturbi psichiatrici quali depressione, schizofrenia, disordini alimentari, disturbi di personalità; malati terminali; anziani.
Le TAA tuttavia non sono consigliabili in determinati casi, ad esempio in presenza di pazienti che non sono in grado di prendersi cura di altri esseri viventi, a causa delle loro condizioni psicofisiche; oppure nel caso di fobie specifiche nei confronti degli animali.
In ogni caso, è necessario valutare la personalità sia dell’animale, sia del potenziale utente, e la patologia di quest’ultimo, in modo da favorire un adattamento reciproco. Le TAA sono finalizzate ad un miglioramento delle condizioni fisiche, sociali ed emotive delle persone a cui sono dirette. Non si propongono come metodo unico, infallibile, né in sostituzione ad altre forme di terapia, bensì in affiancamento ad esse. La prescrizione, la progettazione e l’attuazione di un simile intervento richiede la presenza di una équipe multidisciplinare, composta da medico, medico veterinario, psicologo, pedagogista, educatore cinofilo.
La Pet Therapy agisce positivamente in diversi ambiti: favorisce l'attività ludica, la socializzazione (l'animale risulta un perfetto tramite per lo sviluppo delle relazioni), aumenta il senso di responsabilità e la produzione linguistica, per necessità di comunicare con l'animale. Possono lavorare molti animali domestici , quali cani, gatti, conigli, asini, cavalli ecc.
E' importante che, qualunque animale si scelga, abbia un temperamento equilibrato e mansueto. Possono essere utilizzati anche gli acquari, soprattutto per soggetti fobici. I volatili canori e gli asini, per la loro mansuetudine, sono indicati per i soggetti aggressivi. I felini hanno virtù ansiolitiche da cui traggono benefici anche cardiopatici ed ipertesi. Per correggere i disordini del movimento ed aiutare i soggetti affetti da patologie neurologiche e muscolari, da lesioni traumatiche cerebrali, da sclerosi multipla e per bambini con paralisi cerebrale si è rivelata molto utile la riabilitazione con cavalli detta ippoterapia. Infine, grazie alla loro giocosità, i delfini sono un ottimo ausilio nella cura dei bambini autistici, favorendo una migliore apertura al mondo esterno e le capacità comunicative, nelle persone con disturbi della sfera affettiva.
Ma gli animali si divertono o tollerano semplicemente le sedute di Pet Therapy?
Perché gli animali non siano “strumento” di lavoro ma co-terapeuti in queste attività e ne traggano anch’essi dei benefici è importante una adeguata attività di selezione, partendo dalla specie più adatta ad un determinato tipo di lavoro per poi considerare anche la razza, il sesso, l’età e le caratteristiche psicologiche e comportamentali del singolo individuo. Se affidiamo ad un animale un lavoro per il quale è naturalmente portato e creiamo con esso una interazione favorevole otterremo ottimi risultati senza stress. E’ fondamentale, infatti, che gli animali si sentano tranquilli, a proprio agio e sicuri durante l’interazione con gli esseri umani per poter accettare trattamenti un po’ maldestri, tollerare vocalizzi improvvisi e incontrollati e mantenere l’attenzione sempre rivolta verso le persone con cui lavorano.
Quindi il ruolo del Medico Veterinario nell’ambito della Terapia e della Attività assistita con gli Animali è quello di garantirne il benessere dal punto di vista medico ma anche e soprattutto psicologico, guidando l’animale nell’interazione con il paziente, perché non venga mai usato ma trattato come partner di lavoro.
Questo presuppone, ovviamente, da parte del veterinario adeguate conoscenze di etologia, dei principi di addestramento, una profonda conoscenza della psiche animale ma anche delle problematiche legate al mondo dell’handicap. Solo attraverso l’approfondimento di queste tematiche sarà in grado di valutare attentamente i parametri di affidabilità, controllabilità e prevedibilità indispensabili per la selezione degli animali più idonei perla Pet Therapy.
Dal punto di vista medico è importante valutare costantemente lo stato di salute degli animali, controllare i segnali di stress che ci giungono attraverso il linguaggio del loro corpo, provvedere ad adeguati trattamenti di medicina preventiva, quali vaccinazioni annuali o trattamenti antiparassitari interni ed esterni in rapporto anche allo stato immunologico dei pazienti. E’infatti sconsigliato il contatto con gli animali per i pazienti con limitate difese immunitarie.