Il Consiglio regionale del Piemonte ha approvato due distinti ma convergenti ordini del giorno, presentati rispettivamente dal Gruppo del Partito Democratico e dal Movimento 5 Stelle, per contrastare i tagli all’istruzione penitenziaria annunciati per la Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno” di Torino. Una decisione che ha visto l’Aula esprimersi chiaramente contro le misure previste dalla Legge di Bilancio 2025, che mettono a rischio il futuro formativo di decine di detenuti.
«Tagliare i fondi all’istruzione carceraria è un segnale gravissimo – dichiarano Gianna Pentenero, presidente del Gruppo Pd, Daniele Valle, primo firmatario dell’atto, ed Emanuela Verzella, vicepresidente della Commissione Istruzione – perché significa compromettere il diritto allo studio, la dignità dei detenuti e le loro prospettive di reinserimento sociale e lavorativo».
Il Pd ha chiesto e ottenuto che la Giunta Cirio si impegni a revocare i tagli previsti e a istituire un tavolo permanente di confronto sull’istruzione in carcere, sottolineando l’importanza dell’educazione come strumento fondamentale per prevenire la recidiva.
Parallelamente, anche il Movimento 5 Stelle, con i consiglieri Sarah Disabato, Alberto Unia e Pasquale Coluccio, ha incassato l’approvazione del proprio atto di indirizzo,per difendere la scuola penitenziaria interna al carcere torinese. «La Giunta regionale – spiegano – dovrà ora attivarsi con urgenza presso il Ministero dell’Istruzione e l’Ufficio Scolastico Regionale per annullare i tagli al personale scolastico e garantire la continuità dell’insegnamento».
Il documento chiede anche tutele per il corpo docente che opera nelle carceri, spesso privo di stabilità contrattuale e di riconoscimenti adeguati: «Solo così si può garantire la qualità e la coerenza dei percorsi rieducativi» precisano i consiglieri pentastellati.
Tra gli impegni presi dalla Giunta Cirio figura anche il potenziamento delle cosiddette "transition house", strutture temporanee pensate per accompagnare i detenuti verso il reinserimento nella società. Ambienti che offrono supporto nella ricerca di un’abitazione, nell’inserimento lavorativo e nella ricostruzione di relazioni sociali e familiari, svolgendo una funzione ponte tra il carcere e la libertà.
«Questo è solo l’inizio – concludono i consiglieri Pd – abbiamo chiesto che la Giunta riferisca annualmente sullo stato dell’istruzione penitenziaria. Monitoreremo l’attuazione concreta di questi impegni».
Il messaggio è chiaro: l’istruzione in carcere non può essere considerata un lusso, ma un diritto fondamentale, coerente con lo spirito rieducativo sancito dalla Costituzione.