Ha incassato la solidarietà di tutto il Consiglio comunale, la modella borgarese molestata durante un servizio fotografico da un fotografo suo concittadino, noto nel mondo della musica per i suoi scatti. L'uomo che qualche giorno fa ha patteggiato 10 mesi di reclusione con la sospensione della pena per "violenza sessuale lieve", è stata difeso dall'avvocato Marco Latella, presente ieri sera alla seduta.
A turno l'assessora alle Pari Opportunità Pina Fabiano prima e Irene Coneglian dopo hanno espresso condanna contro episodi di violenza e piena solidarietà e sostegno alla donna di 35 anni, che ha avuto il coraggio di denunciare il suo molestatore.
Questa brutta vicenda si è svolta nel 2023 quando la protagonista accetta di effettuare uno shooting fotografico da parte di un fotografo che conosceva da tempo. Il servizio si svolge a casa del fotografo, ma fin da subito la modella capisce che qualcosa non va. L'uomo entra in bagno mentre lei si sta cambiando, come se nulla fosse, allunga le mani, si slaccia i pantaloni raccontandole di "avere caldo" arrivando perfino a denudarsi e a chiederle di togliersi le mutandine «per evitare - dice lui - che si vedano nelle foto». Mentre la sua agitazione cresce e nella sua mente si fa strada un solo pensiero: andarsene al più presto da quella casa che si trova, tra l'altro in un punto piuttosto isolato, senza allarmarlo troppo visto che ormai aveva capito che lei non gradiva per nulla le sue attenzioni morbose.
La 35enne riesce a liberarsi e tornare a casa, ma la storia non finisce qui perchè decide non solo di raccontare l'accaduto alle amiche, ma anche di denunciarlo e l'epilogo è arrivato qualche giorno fa con il patteggiamento.
«É stato davvero difficile mettere in ordine le idee e cercare le parole giuste per parlare della storia di violenza, le cui conclusioni giudiziarie, sono state riportate dai giornali nell’ultima settimana - ha esordito ieri sera L'assessora Fabiano - Credo sia nostro obbligo morale non tacere su questa storia. Una di quelle storie che sembrano non appartenere alla nostra quotidianità e lontanissime dal nostro mondo, ma , appunto sembrano soltanto, perché, se solo prestassimo maggior attenzione a quanto avviene attorno a noi, magari ci renderemmo conto di quanto quelle storie sono la storia della nostra vicina di casa o della signora che ci precede alla cassa del supermercato o della collega che ci siede di fianco tutto il giorno. É la storia del dolore che si aggiunge al dolore e quello della violenza viene quasi offuscato, forse, dal dolore che provocano gli sguardi e le lacrime di chi ti ama e gli sguardi e le accuse di chi ti giudica».
E ha ancora aggiunto, rimarcando l'importanza del rispetto per tutti e ricevendo nel finale l'applauso di tutta l'assemblea consiliare «è la storia di donne che trasformano questo dolore in forza e di quelle che non ci riescono e in fondo si convincono che se é successo, probabilmente ‘se la sono davvero cercata’... Ció che cambia il finale di ciascuna di queste storie è il rispetto, l’unica cosa capace di trasformare i maschi che incontriamo in uomini, quel rispetto che abbiamo la responsabilità di insegnare ai nostri figli, nella stessa misura in cui abbiamo la responsabilità di non ignorare o minimizzare la voce delle vittime, perché la violenza non venga perpetrata e amplificata. La mia personale solidarietà e il mio plauso, e mi auguro anche quello di tutta questa assise, vanno alla donna vittima di questo spregevole episodio che ha avuto il coraggio di denunciare, sfidando preconcetti e retropensieri, diventando così un esempio per tutte le altre donne siano esse vittime di violenza o meno».
La vittima di questo ennesimo ed esecrabile atto di violenza che solo grazie al suo sangue freddo non si è trasformato in stupro e chissà cos'altro, ha fatto pervenire all'assessora Irene Coneglian una lettera aperta letta in Consiglio comunale di cui vi riportiamo il testo integrale
«Innanzitutto grazie, grazie per il vostro sostegno e per darmi voce in un momento in cui molti cercano di zittirmi, ed è proprio su questo argomento che vi invito a riflettere insieme. In questa società ci si aspetta ancora che la vittima, in quanto tale taccia, perché proprio per definizione si è impotenti, in balia di ciò che ci accade e si subisce e la più grande difficoltà per una donna vittima di violenza è affrontare la subdola convinzione che se la sia cercata. Passare da vittima a colpevole spinge molte donne al silenzio perché hanno paura di non essere capite, ma soprattutto credute.
Noi non dobbiamo sentirci vittime, abbiamo il potere di parlare e fare rumore, e non importa quante persone ci daranno contro o cercheranno di sminuirci, se anche solo una ragazza si sentirà capita, non si sentirà sola, nè l’unica, e si farà avanti , allora avremo vinto noi.
Non possiamo decidere cosa ci capiterà nella vita, ma abbiamo il potere di decidere come reagire a ciò che ci accade, e io ho scelto di denunciare. Però io ho avuto la fortuna immensa di avere il supporto della famiglia, degli amici, e ora di questa comunità meravigliosa della quale sono orgogliosa di fare parte, ma non tutte le donne hanno la stessa fortuna ed è per questo che ho scelto di donare il ricavato della mia causa a chi non ha la rete di supporto che ho avuto io.
È bene che se ne parli sempre di più, non per “istigare una caccia all’orco” a noi non interessa punire i colpevoli, per quello ci sono i tribunali, quello che è importante è raggiungere più donne possibili che sappiano che non sono sole e che troveranno sempre supporto e sostegno e che devono denunciare sempre, non solo per se stesse ma per le nostre figlie, nipoti, sorelle, amiche, mamme».
Il fatto che ieri sera al Consiglio comunale ci fosse il sold out la dice lunga su questa brutta vicenda.