Un'antica tradizione il cui culto si perde nei secoli, menzionata nella sua opera anche da Amedeo di Castellamonte
La Venaria Reale festeggia domani, domenica 5 novembre, Sant'Uberto primo vescovo di Liegi patrono dei cacciatori e “protettore di uomini e
animali dalla rabbia silvestre”.
In Piemonte, fu il duca Carlo Emanuele II il primo a solenizzare questa ricorrenza, proseguita poi fino ai giorni nostri. La nascita stessa della Reggia e della città, oltreché il loro toponimo, si devono proprio alla pratica venatoria che svolgeva la corte sabauda fin dal XVII secolo nel
territorio, un tempo chiamato Altessano Superiore, e che comportava frequenti cerimonie e rituali legati a Sant’Uberto.
In festeggiamenti 2023 iniziano alle 10,30 con la sfilata dell’Equipaggio di suonatori di corno da piazza Annunziata nel Borgo antico di Venaria verso la Reggia e culminano alle 10,45 con la messa dedicata al santo nella Cappella di Sant'Uberto, accompagnata da corni da caccia, trombe e timpani della Reale Scuderia ed organo e si concludono alle 11,30 con un omaggio musicale a Sant’Uberto.
La cerimonia ha le sue origini in età medioevale ed era anche denominata Missa canum (Messa dei cani), per l’uso di benedire cani e loro padroni alla fine della funzione come avverrà anche domani, mentre la tradizione di accompagnare momenti della messa con musica, in particolare i corni da caccia, è documentato dal XVIII secolo. L’arte musicale dei suonatori di corno da caccia identitaria del Piemonte, ed in particolare della Reggia e della Palazzina di Caccia di Stupinigi, è stata riconosciuta Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dall’Unesco nel 2020.
L'ingresso è libero, fino ad esaurimento posti.