Ven, 22 Nov, 2024

I piatti parlanti: la storia raccontata a tavola attraverso le immagini immortalate sulle stoviglie

I piatti parlanti: la storia raccontata a tavola attraverso le immagini immortalate sulle stoviglie

Dalle guerre passando attraverso le tradizioni per raggiungere la pace con  il Santo Natale

 

Erano i primi anni del 1800 quando apparvero in Europa le prime serie di piatti in terracotta, maiolica e porcellana raffiguranti scene di soldati impegnati in combattimento, come piccole ma realistiche istantanee pittoriche, di quelle gesta che passarono ben presto alla storia come epiche ed eroiche azioni di valorosi soldati pronti a tutto per mantenere fede al giuramento fatto al fine di difendere la propria nazione.

Erano i tempi in cui molte nazioni uscivano da quel periodo napoleonico, tanto osannato, ma anche tragicamente vissuto da milioni di persone che avevano assistito, con diverso stato d’animo, alle ripercussioni dovute alla rivoluzione francese, che tanto scompiglio provocò nel vecchio continente ed ancora di più nelle antiche monarchie colpite da questa ventata di liberismo mai conosciuto prima di allora.

Le teste coronate, dopo alcuni anni di sbandamento politico e sociale, si ricompattarono militarmente, raggiungendo infine lo scopo di formare una coalizione forte ed omogenea in grado di affrontare e distruggere l’esercito napoleonico, ma ancor prima di esso, le istanze di rinnovamento sociale che erano scoppiate in Francia con la presa della Bastiglia e che minavano seriamente i vecchi regimi.

Alla fine l’Inghilterra, la Russia e gli stati confederati tedeschi con l’Austria, ebbero ragione di Napoleone, ma da quel momento il mito imperiale di Bonaparte crebbe a dismisura, osannando tutto quello che rappresentava la sua figura, nello stesso modo in cui precedentemente era stato temuto, quindi la configurazione  iconografica delle sue gesta passate, venne ampliata oltremisura, addirittura offuscando le imprese belliche di chi lo aveva definitivamente sconfitto a Waterloo.

I dipinti, le stampe, i racconti, le statue, non furono le sole espressioni artistiche usate per ricordare l’epopea del personaggio, ma esse vennero raffigurate anche nelle cose che quotidianamente ogni individuo usava per le sue necessità alimentari, ossia le stoviglie: se i bicchieri in cristallo proponevano le sue iniziali in oro e le tazzine di caffè gli stemmi imperiali, i piatti in cui si mangiavano le pietanze, forse anche per motivi di più ampio spazio ove poter raffigurare scene più complesse di vita militare, divennero i principali testimoni di tutte le vicende militari delle campagne napoleoniche, unendo la fama dell’eroe del popolo divenuto imperatore, all’orgoglio del nazionalismo francese, secondo a nessuno.

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Erano tempi in cui l’analfabetismo era ancora dilagante malgrado le società civili erano ormai lanciate sul trampolino della rivoluzione industriale che avrebbe di lì a breve, cambiato molte cose in Europa, preoccupata anche per i moti insurrezionali che verranno dopo la ventata di libertà portata dai giacobini, in una realtà editoriale che ancora faticava a trovare elementi utili a far interessare alle letture, popoli che fino allora avevano subito senza mai aver modo di proporre, condizioni di vita che da secoli erano costretti a subire.

Ecco quindi che far apparire la notizia nel piatto in cui si mangia quotidianamente, appare una meravigliosa idea degna di odierno mago dei followers ed i testimonial, non mancavano di certo.

A questo punto sarebbe giusto pensare che la parte della primadonna, spetti giustamente ai leader politici e militari protagonisti della sconfitta di Napoleone: nulla di tutto questo, perchè forse, per la prima volta al mondo, il personaggio più gettonato, ossia raffigurato pittoricamente sulla porcellana, è ll grande sconfitto, ossia lo stesso Napoleone ed i suoi uomini.

Ecco quindi un accavallarsi di immagini che abbelliscono il fondo del piatto con scene epiche di battaglie, gesta eroiche, azioni audaci con sottofondo la figura di generali fedeli all’Imperatore, con i nemici in ginocchio, sconfitti ma mai umiliati, perchè anche nell’arte di allora c'è rispetto per il nemico che si deve affrontare sempre con la giusta dose e forma di cavalleria, quell’insieme di regole non scritte, ma che fanno parte da sempre del corredo del militare del perfetto  gentiluomo.

I bordi dei piatti vengono rivestiti da allegorie pitturate in modo tale da esaltare le scene che vengono raffigurate all’interno.

Inutile dire che tale arte nasce in Francia e trova il suo periodo d’oro verso la metà del 1800, in alcune ditte artigianali specializzate nella produzione di tali manufatti.

Una delle più famose è certamente la ditta Creil et Monterau che produceva una terraglia smaltata a piombo, comunemente chiamata Faience Fine, originaria nel dintorni del dipartimento della “Senna e Marna” nel territorio chiamato Oise.

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Prima del 1819, le ditte artigianali erano due che producevano singolarmente i loro prodotti, e solo in quell’anno avvenne la fusione che portò al marchio famoso dei due nomi, che verrà quindi così conosciuto in tutto il mondo.

Avvalendosi della collaborazione di artisti inglesi, già precedentemente famosi per una particolare tecnica di colorazione color crema della terraglia smaltata, la Creil Montereau fu la prima ditta ad introdurre la tecnica della stampa transfert, che permetteva, grazie a particolari inchiostri vetrificabili, arrichiti di ossidi metallici, di riprodurre sui piatti, tramite una carta speciale, i dettagli dei decori e la limpidezza dei colori, precedentemente eseguiti in artistiche incisioni su rame.

Fu quindi una autentica rivoluzione sia artistica, per la particolare accuratezza dei particolari, sia in campo industriale, perchè permetteva ad un singolo artigiano di produrre circa 200 piatti al giorno.

Come cita in un suo commento tecnico, l’esperta del settore, Raffaella Pritelli, la manifattura Creil Montreau nel 1866, dava lavoro a circa 503 persone su di una popolazione di 4539 anime, tanto che fu costruita per l’occasione, una delle prime città operaie, chiamata Saint-Medard per dare alloggio alle maestranze.

Molti piatti parlanti di quell’epoca, riproducono al verso la scritta “porcelaine Opaque”, una tipologia minerale contenente Kaolino, argilla bianca refrattaria che cuoce a temperature molto alte.

Tale manifattura a Montereau, dopo la fusione avvenuta nel 1920 con la ditta Choisy Le Roi, venne chiusa nel 1955, molte opere vennero perse o distrutte ed anche l’archivio subì la stessa sorte.

Vale la pena ricordare nella monumentale produzione artigianale di questa manifattura, alcune serie di ritratti storici di avvenimenti bellici del periodo risorgimentale italiano e le guerre di indipendenza collegate ad esso sia con tecnica di transfer multicolore, sia a colorazione blu cobalto, tipica della seconda metà del 1800.

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Altra importante manifattura francese che scrisse importanti pagine di storia artistica riguardanti i piatti parlanti fu la francese Sarreguemines, che prese il nome del comune omonimo situato nel dipartimento della Mosella.

Per quanto riguarda l’Italia, vale la pena sicuramente ricordare la Richard Ginori in una serie di piatti raffiguranti le terre redente liberate dal Regio Esercito durante la Prima Guerra Mondiale, con splendide vedute delle città, precedentemente appartenenti all’Impero austroungarico e ritornate all’Italia dopo la conferenza di Parigi.

Una simpatica curiosità esprimono anche alcuni particolari dei piatti parlanti della S.C.Italiana di Laveno riguardanti la serie del “giro elettorale”, ironiche vignette riguardanti scatti di vita politica e culturale dell’Italia di un tempo.

Sotto molti aspetti, i piatti parlanti sono testimoni non solo della realtà, ma anche della fantasia che ha ispirato molti artisti a cimentarsi nel riprodurre artisticamente scene e paesaggi riguardanti racconti, leggende e fiabe di diversi popoli, in particolare quello russo, tramite i piatti illustrati da Boris Zuorykin con la serie dal titolo Die Russischen Màrchen da Villeroy & Boch, che raccontano attraverso splendide ed accurate immagini, antiche fiabe russe.

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Ancora oggi,in particolare nelle opere dedicate alle commemorazioni, i piatti parlanti si ritagliano ancora un piccolo spazio, importante però, sia per la qualità dei prodotti e materiali usati sia per gli avvenimenti di particolare importanza che vengono illustrati: in ambito italiano, ricordiamo certamente la serie dedicata dalla manifattura De Wan, su incarico del Museo Nazionale del Risorgimento, per ricordare l’Unità ed Indipendenza italiana, con piatti decorati finemente in oro ai bordi, con al centro scene a colori di vicende belliche con protagonisti i Reali di Savoia e l’Esercito Sardo.

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Protagonisti da sempre i piatti di Natale, che riportano calore e serenità nei nostri cuori con raffigurazioni che spaziano sui tanti motivi e personaggi che compongono il variegato mondo di questo magico momento: inutile dire che la parte del leone è affidata alla Royal Copenaghen. 

 

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