Dom, 24 Nov, 2024

Il Ponte Mosca di Torino che unì la campagna piemontese alla sua Capitale

Il Ponte Mosca di Torino che unì la campagna piemontese alla sua Capitale

Un'audace impresa architettonica

E’ una splendida mattina immersa nel sole quella  che si apre nella giornata di quel lontano giorno del  15 agosto 1830, a Torino, allora capitale sabauda, in particolare nel quartiere tra le due sponde della Dora Riparia, a ridosso del quartiere del Balun, ove molta gente si è radunata per assistere ad un avvenimento che passerà alla storia e, per essere più precisi ad un atto di coraggio che ne determinerà, assieme a molte altre peculiarità, le qualità di un uomo, che da quel giorno, non sarà più dimenticato dai piemontesi.

Centinaia di persone si accalcano sulle rive del fiume che divide la città dalla campagna, le sponde sono invase a dismisura da genti che sono accorse per assistere ad uno spettacolo non comune e, applausi misti ad urla di ammirazione, si levano da ogni parte, ma a salutare chi e perchè?

Tutti gli occhi sembrano puntati su di una piccola barca a remi che sosta sotto il grande arco di un ponte in pietra, la cui costruzione durava da quasi sette anni e che oggi magicamente liberato dalle imponenti impalcature di legno, si erge maestoso, quasi a sfidare tutta quella gente che plaude ad un giovane signore che con la sua famiglia radunata su questa piccola imbarcazione, sosta sotto l’arcata del ponte con gli occhi alzati a guardare da sotto quell’immensa, massiccia struttura sospesa, quasi sfidandola a barcollare.

torino ponte mosca planimetria

Ma chi è questo signore al quale è stato permesso tale gesto?

Si chiamava Carlo Bernardo Mosca ed era nato ad Occhieppo Inferiore nel 1792, precisamente il 6 di novembre, e fu un ingegnere civile ed idraulico, architetto che si era formato lavorativamente in Francia dove imparò l’arte del bello oltre alla praticità dell’utile.

Questa importante esperienza francese gli permise di ritornare in Italia per mettere al servizio della collettività tutte le cose che aveva imparato in terra di Gallia, in un momento storico, quello della Restaurazione che seguiva il periodo della Rivoluzione d’oltralpe, e che vedeva un nuovo modo di concepire la  ricostruzione delle opere civili, non più in funzione delle bizzarrie di una corte dispotica e conservatrice,ma a favore del popolo e delle sue esigenze, sia abitative che lavorative.

torino ponte mosca documenti

Con l’abbattimento dei bastioni di difesa che cingevano la vecchia contrada d’Italia, così era chiamata la via che congiungeva il vecchio ponte di legno sulla Dora alla sponda della città nel quartiere Aurora che proseguiva idealmente con l’antica via Milano, Napoleone Bonaparte nel 1807 già aveva in mente la progettazione di un ponte in muratura che potesse rappresentare un degno modello di entrata da nord, nel cuore dell’antica Taurinorum, con le sue torri Palatine a guardia della sua secolare storia e di chi oltrepassava quelle rosse mura per entrare nel ricetto cittadino .

Ma fu solo nel 1818, regnando Vittorio Emanuele I, in ritorno dall’esilio della corte sabauda in Sardegna già nel 1814, che si attua un serio e completo piano di riammordamento cittadino che prevede la costruzione di un ponte in pietra a sostituire quello in legno ormai ritenuto obsoleto.

La progettazione del manufatto viene affidata a Mosca, che dopo aver effettuato tutti i rilevamenti riguardanti il sito, inizia i lavori della sua costruzione nell’inverno del 1823 con il posizionamento della prima pietra, che ospita all’interno alcune monete ed il verbale della cerimonia, alla presenza del nuovo Re di Sardegna, Carlo Felice di Savoia,che passerà alla storia come l’ultimo regnante in linea diretta della dinastia, dopo la sua morte avvenuta nell’aprile del 1831. Carlo Alberto sarà il suo successore, ma del ramo secondario dei Carignano.

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Il progetto è per l’epoca avveniristico e coraggioso, in quanto i lavori non interessano solo la parte muraria del ponte, ma tutto il sistema dell’alveo fluviale che viene pertanto modificato in funzione di questa nuova, imponente struttura ,per fare in modo che le acque scorrano in modo lineare per un lungo tragitto e quindi con opere di livellamento e correzioni delle sponde che cambiano in modo rilevante il profilo della Dora, in quel settore cittadino, fino ad allora conosciuto.

Interamente costruito con pietra di Malanaggio, il ponte ha una lunghezza totale di 129 metri, compresi i piazzali di imbocco e i suoi marciapiedi laterali  sono costruiti con pietra di Cumiana .

L’arco, la cui volta è composta da ben 93 corsi di concia in pietra tagliata in modo perfetto, è di tipo ribassato con una freccia, particolare architettonico che indica la distanza del centro dell’arco alla prima retta di riferimento dei piloni di sostegno, di soli 4,5 metri, quindi un'ardita e preoccupante, per molti cittadini ma anche esperti del settore riguardanti le costruzioni, opera ingegneristica mai osata prima di allora, non solo in Italia: ed è per questo motivo che il giorno dell’inaugurazione del ponte, allorchè viene smantellata la struttura e l’armatura di sostegno in legno che abbracciava l’intera opera, il suo ideatore e progettista, Carlo  Bernardo Mosca, radunò la sua famiglia per un giretto in barca, sostando sicuro di sè per molti minuti sotto l’arcata del ponte, per tranquillizzare i suoi detrattori, sulla stabilità e sicurezza della sua opera.

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Ma Mosca non fu solamente un grande progettista, ma anche un valente politico, senatore per quasi 20 anni, dal 1848 al 1867, visse quindi l’epopea delle tre guerre d’Indipendenza, passando da Carlo Alberto al figlio Vittorio Emanuele II, vide Torino divenire la prima Capitale d’Italia e patì il suo trasferimento a Firenze .La sua presenza in diverse Commissioni, tra cui Finanza ed Agricoltura,fu apprezzata da tutti, per la sua capacità pratica di affrontare i problemi che quotidianamente si presentavano alla popolazione, cercando quindi di risolvere o, perlomeno, porre un certo qual rimedio ai medesimi, allo scopo di facilitare la vita di tutti i giorni agli abitanti del Regno.

Un anno dopo la sua morte avvenuta nel 1867,  il ponte da lui progettato divenne per tutti il ponte Mosca, come il corso che lo attraversava e che cambiò intitolazione in corso Giulio Cesare, solo nel 1937 in pieno periodo fascista. 

Anche la Basilica Mauriziana di Torino fruirà della capacità e dell’esperienza di questo ingegnere, quando il medesimo sarà incaricato di ridisegnare la sua facciata in stile neoclassico. Occorre quindi di seguito ricordare che fin dal 1831, Carlo Bernardo Mosca fu ingegnere incaricato dell’Ordine Mauriziano .  

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Nei capitoli di appalto del 1823 redatti da Mosca, si legge: "La direzione del nuovo ponte è fissata in prolungamento della Centrale della Contrada d’Italia. L’edificio sarà collocato normalmente a tale precisa direzione ed il nudo esteriore dello spallone destro sarà distante di 748,25 contati lungo l’asse della direzione del ponte, e a partire dall’intersezione della cunetta della Contrada d’Italia con quella della Basilica di Santa Croce, verso il sobborgo del Pallone".

Vi proponiamo alcuni tratti del Capitolo d’Appalto firmato dall’ingegner Mosca, redatti dalla Stamperia Reale di Torino nel 1823.

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