Ven, 22 Nov, 2024

La rabbia del calcio inglese senza “aplomb”.  Quando nel 1966 definì gli argentini “animals”

La rabbia del calcio inglese senza “aplomb”.  Quando nel 1966 definì gli argentini “animals”

Gli inglesi vinsero la Coppa Rimet, l’unico trofeo, ad oggi, vinto in campo internazionale dalla squadra di Sua Maestà Britannica

 

“Aplomb” non è come si crede una parola inglese,ma francese e significa letteralmente”A piombo” ed è anche il modo in cui sono caduti nel loro catino di Wembley quei giocatori e tifosi inglesi che hanno offeso lo sport.

“Dont’t  you want me the human league”, è l’inno dello Sheffield F.C., la prima società calcistica del Regno Unito nata nel 1857, patria di questo sport diventato ben presto il gioco più bello del mondo, praticato e seguito in tutte le nazioni, forse l’unico vero evento che ancora evoca antiche rivalità nazionalistiche che sfociano in atti di irriverenza e di offesa tollerati in quei catini enormi,gli stadi, straripanti di persone che oltre ad inneggiare alla propia squadra, offendono i tifosi avversari verbalmente ed in alcuni casi anche purtroppo fisicamente.

L’ultimo atto della Coppa Europa per Nazioni svoltosi nel mitico tempio calcistico di Wembley, ha ancora messo in evidenza quanto lo sport incida sugli animi delle persone e ne fa quasi garanti dell’orgoglio nazionale che si deve difendere a tutti i costi e con tutti i mezzi.

Poco importa se se il barone Pierre De Coubertin, fondatore dei moderni giochi olimpici, abbia coniato il motto “l’importante è partecipare”, in quanto chi partecipa vuole o deve vincere, per mille motivi od anche per uno solo, cioè l’orgoglio.

Orgoglio significa però anche correttezza, educazione, altruismo e sobrietà, che sono principalmente i valori che compongono in questo caso la sportività in genere, un modo di esemplificare ed individuare le caratteristiche positive in seno ad uno sportivo,dilettante o professionista che sia.

L’Inghilterra finalista di coppa, che ospitava la nazionale italiana, non ha dimostrato nulla di queste peculiarità, che si badi bene, non appartengono solo agli atleti in campo, ma a tutta una Nazione che in quel momento è chiamata, di fronte al mondo intero, al rispetto delle regole e dell’avversario, anche quello seduto al bar o a casa davanti al televisore con gli amici, non solo quindi alla parte avversaria che calcia un pallone o  che tifa sugli spalti.

Spiace veramente vedere che gli inventori di questo sport non abbiano ancora assimilato le basi educative che invece il calcio praticato può e deve insegnare, perchè esso è anche sacrificio e fatica, dedizione ed attaccamento ai valori precedentemente descritti.

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I tifosi inglesi fischiando l’inno Italiano alla presentazione dei team a bordo campo, hanno dato prova di poca intelligenza e poco rispetto nei confronti di un popolo che, non avrà inventato il calcio, ma di cose ne ha inventate e custodite molte, a partire dalla memoria, per esempio, giusto per ricordare ai più giovani, di quando in una calda estate del 1966, esattamente il 23 luglio, sempre allo stadio di Wembley, durante i quarti di finale della coppa Rimet (si chiamava così il primo trofeo per nazioni), la stessa Inghilterra affrontò l’Argentina, in una sfida che avrebbe sancito il passaggio alla semifinale .

La squadra sudamericana non era composta da grandi campioni, ma da valenti giocatori, molto fisici come Perfumo, Rattin e Ferreiro, disposti bene sul campo dal commissario tecnico Lorenzo, mentre la nazionale britannica capitanata da Bobby Moore, era infarcita da campioni del calibro di Banks, portiere dei migliori al mondo, Bobby Charlton, Hunt,il centrocampista Peters, il centravanti Hurst, tutti ai comandi dell’allenatore Alf Ramsey.

L’Inghilterra era giunta a questa partita dopo un deludente pareggio a porte inviolate con l’Uruguay nella gara di apertura del mondiale, vincendo poi con la Francia ed il Messico con lo stesso punteggio di 2-0 e il teatro dei sogni era sempre lo stadio di Wembley, dove ad ogni partita assistevano circa 90.000 spettatori e il clima era sempre a dir poco infuocato e certamente le gambe tremavano a più di un giocatore nel momento in cui uscivano dagli spogliatoi per subito trovarsi di fronte ad una muraglia gigantesca di tifosi urlanti.

Si può dire che la famosa rivalità calcistica tra queste due nazioni nasce in questa partita e per due sostanziali motivi: al 35° del primo tempo, l’arbitro tedesco Kreitlein espelle il capitano argentino, il difensore Rattin, per una protesta per un fallo di gioco, che oltre a non essere affatto oltraggiosa nei confronti dell’arbitro, passò anche quasi inosservata dagli stessi giocatori e tifosi, in quanto, non essendoci ancora il regolamento Uefa che inseriva nel taschino dell’arbitro, i famosi cartellini gialli e rossi, il direttore di gara alzò il braccio sinistro ed indicò con la mano la via degli spogliatoli all’incredulo capitano argentino, reo a quanto pare,di aver lanciato solo un’occhiataccia allo stesso che aveva fischiato un fallo ai sudamericani.

Inghilterra 1966 5

Rattin, uno spilungone di 187 centimetri, uscendo dal campo inviperito, passando accanto alla bandierina del corner riportante la bandiera inglese, prima la strappò dall’asta, poi l’accartocciò come una spugna e qui lo stadio ebbe un sussulto e si sprecarono le invettive e gli ululati contro tutti gli argentini, tanto che la partita venne interrotta per molti minuti, per poi riprendere in un clima, a dir poco, concitato. .

L’epiteto con il quale vengono da quel momento marchiati gli argentini è "animals" e solamente venti anni dopo, un certo Diego Armando Maradona, durante lo svolgimento dei mondiali in Messico nel 1986, vendicò la sua Nazione con il famoso goal all’Inghilterra, segnando la rete con la “mano de Dios”, mettendo fine a venti anni di offese ed ingiurie di carattere xenofobo ai danni del popolo argentino.

Il secondo motivo è che l’Inghilterra giocando per circa 55° minuti in superiorità numerica, vinse con un colpo di testa dell’attaccante Hurst, in netto fuorigioco, che però l’arbitro ed in particolar modo il guardalinee, fecero finta di non vedere, tanto lo stadio faceva paura, vista la bolgia che si era creata sugli spalti: a fine partita a bordo campo e negli spogliatoi scoppiò una colossale rissa tra i giocatori ed i dirigenti delle due squadre,tanto che si minacciò la stessa Argentina di escluderla dalla competizione mondiale del 1970 in Messico, ed alcuni giocatori, come Rattin,Onega e Ferreiro subirono le ire dell’Uefa, presieduta, manco a dirlo…..dall’inglese  Stanley Rous.

Dopo aver sconfitto in semifinale il Portogallo di Eusebio, l’Inghilterra, sempre a Wembley ,incontrò per il titolo mondiale, la Germania Ovest, composta da campioni affermati come Beckembauer, Haller, il mitico Seeler, Overath e Weber.

Davanti a 93.000 spettatori, fu Helmut Haller a siglare la prima rete per i tedeschi, al quale risposero prima Hurst e poi Peters e solo un goal al minuto 89° di Weber, permise alla Germania di raggiungere i tempi supplementari e qui avvenne il fattaccio: al 101° l’attaccante inglese Hurst, spedisce un bolide che si stampa sulla traversa e ritorna in campo nei pressi della linea di porta. La violenza del tiro è impressionante ed è quindi difficile per l’arbitro valutare se il pallone ha effettivamente attraversato la linea di porta e non è certo aiutato dal guardalinee che valuta la ricaduta del pallone oltre la riga interna della porta tedesca.

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Attimi di tensione che vengono interrotti dal gesto dell’arbitro che indica il dischetto del centrocampo, decretando quindi la validità della rete per l’Inghilterra, che vincerà alla fine dei 120° regolamentari con la tripletta di Hurst, vincendo quindi la Coppa del Mondo 1966 per 4 a 2.

Dimenticavo di ricordare che la coppa Rimet, giunta ad aprile dal Brasile, detentore del titolo mondiale per Nazioni, fu rubata da un portuale inglese e per l’occasione fu mobilitata Scotland Yard che brancolò però nel buio totale e mentre si avvicinava la data di inizio del campionato, con somma vergogna inglese per il furto, la coppa fu fortunatamente ritrovata da un cane di nome Pickles in un parco pubblico londinese.

Questo rimane ad oggi l’unico trofeo vinto in campo internazionale dalla squadra di Sua Maestà Britannica, in modo truffaldino e maleducato e Dio solo sa, nella notte di Wembley di qualche giorno fa, quanti inglesi avrebbero, se invitati a scegliere, sacrificato la loro Regina in cambio della vittoria nell’Europeo contro l’Italia :di sicuro non pochi, sicuramente gli scozzesi tutti.

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Cara Inghilterra, non hai motivo di toglierti la medaglia d’argento dal petto dei tuoi giocatori, semplicemente perchè chi non sa perdere non potrà mai vincere e chi offende un popolo sbeffeggiando il suo inno, non sa che prende in giro se stesso in quanto, nei secoli, molte cose si sono imparate proprio dagli italiani, come la sobria educazione di un Presidente della Repubblica che timido ma orgoglioso plaude a tutto lo sport, mentre lo stadio si svuota di quei figli di Re Riccardo cuor di leone, dal quale il Principe William ha ancora molto da imparare: quindi, per finire un augurio, studiate la storia, tanto che possiate imparare che anche noi abbiamo avuto un Re, ed anche se oggi molti pensano che siamo una mediocre repubblichetta, sappiate che rimane quel  Real colore azzurro Savoia dal quale tutti gli italiani non si staccheranno mai.

Grazie Inghilterra per averci provato ,ma con l’orgoglio italiano non si può scherzare, perchè da sempre l’invidia altrui, unisce i nostri cuori.

 

 

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