Terra splendida e meravigliosa, il Piemonte, con i suoi mille rivoli di storie, piccole e grandi, che si intrecciano in un percorso emozionale, coinvolgendo cose e persone che lasciano sempre un segno importante del loro passaggio. Abbiamo imparato a conoscere il passato attraverso libri, giornali, semplici riviste e comuni cartoline postali: tutti manufatti di carta oggi sostituiti dai media. Attraverso le visite ai tanti musei pubblici e privati, ai castelli meravigliosi e alle ville importanti, alle fortezze militari e alle antiche dimore nobiliari, il panorama storico nazionale ci offre una moltitudine di oggetti che permette a ognuno di avvicinarsi al passato con gradualità, attraversando epoche lontane nella memoria, quasi fosse una passeggiata nel tempo, dove a ogni angolo c’è sempre qualcosa da scoprire e da amare.
È l’Italia, un crogiuolo di bellezza infinita, di arti e mestieri incastonati in territori diversi tra loro e che tutto il mondo ci invidia da sempre.
Esistono molti modi per custodire e tramandare la memoria, alcuni dei quali sono da sempre apprezzati per la loro grande semplicità: l’iconografia, ad esempio, raffigurata con maestria sulle pareti e sui muri di casa, dipinti che raccontano storie simili in epoche diverse. Basta guardare l’iconica Pompei, ove ancora oggi affiorano abitazioni che custodiscono racconti di vita quotidiana sulle pareti di semplici case come nelle ville patrizie.
Oppure ammirare il cammino della Sacra Sindone attraverso le Alpi, da Chambéry a Torino nel 1578, raffigurato nei vari luoghi lungo la strada impervia e ostile, dove sostava, custodita e sorvegliata da chi la scortava. Immagini talvolta sfocate nei loro colori naturali, ma che ci permettono di sollevare un velo di conoscenza su popoli antichi.
Il presente tra memoria e velocità
Ancora oggi l’arte del messaggio figurativo è presente nelle nostre diverse e complesse civiltà, quasi un monito a dover rallentare l’eccessiva velocità della vita odierna. Ci stiamo, purtroppo, incanalando verso sentieri sconosciuti, immersi in un mare multimediale che rischia seriamente di compromettere coscienze e pensieri. Complimenti dunque a coloro i quali ancora cercano di conservare la memoria del passato attraverso la sola e pura immagine. Racconti muti erano le tante e meravigliose "grazie ricevute", quelle tavolette e piccole tele artigianali che raffiguravano tratti di angosciose vicende umane e occupavano le pareti di piccole cappelle religiose.
Una casa tra i boschi del Cuneese
Esiste un luogo, una piccola casa immersa nei verdi boschi del Cuneese, dove la storia di tre generazioni è rappresentata sulla parete esterna dell’abitazione. Rendere partecipe la comunità ancora presente sul luogo nel ricordare le proprie radici è un esercizio di coscienza intelligente.
Un piccolo torrente che dà il nome alla vallata conosciuta come Corsaglia, un gruppo di case, una manciata di abitanti dove tutto è rimasto cristallizzato nel tempo. Gente orgogliosa, questa: un’enclave occitana dove tradizioni e passato sono conservati con sobrietà nel museo etnografico che si erge maestoso nelle menti degli abitanti. Si raggiunge il posto attraverso una strada che tortuosamente si arrampica in un paesaggio incontaminato. Il torrente Corsaglia, dolce e silenzioso, diventa rabbioso con le piogge. In quel momento, la natura richiama l’uomo all’ordine, come una severa maestra.
La storia raffigurata sulla casa è la storia di una famiglia. L’immagine è una muta parete riconsacrata a pergamena preziosa colma di profondi significati. Anche la posizione della casa, tra la strada e il torrente, racconta di una vita di confine, tra acque e sentieri. Banditi dalla Chiesa, costretti a nascondersi tra le rocce, queste popolazioni vissero per secoli come ospiti indesiderati. Le "pasque piemontesi" del 1655 furono un insieme di gravi crimini contro i protestanti provenzali. Ma questa gente non si è mai arresa.
Nell’immagine scolpita con il pennello c’è tutto questo. La vita che scorre, i sacrifici, l’onestà. Non servono parole, solo immagini incise nel cuore. L’artista Fabrizio non ha avuto bisogno di progetti: conosceva già tutto, perché lo portava dentro di sé. Per chi arriva dalla strada maestra verso la frazione, l’immagine colpisce all’improvviso. Ricorda che i veri personaggi utili al mondo sono le tante anime silenziose e pure. Questo è uno degli esempi in cui l’osservazione vale, se intrapresa con lo spirito giusto, più dello studio. E come si diceva un tempo: «La festa l’hè cumincià, viva l’amur».