Ven, 22 Nov, 2024

Esami diagnostici in eccesso, significa davvero tutela della salute del paziente o è piuttosto un'inutile rassicurazione?

Esami diagnostici in eccesso, significa davvero tutela della salute del paziente o è piuttosto un'inutile rassicurazione?

Slow Medicine  lancia il progetto «Fare di più non significa fare meglio»

Fare molti esami diagnostici vuol dire fare meglio? Assolutamente no.

L’eccesso di diagnosi e di cure può comportare spesso che queste diventino inefficaci o addirittura anche dannose. È sempre più evidente infatti che molti esami e molti trattamenti farmacologici non apportano benefici per i pazienti. Slow Medicine, rete di professionisti e di cittadini che si riconosce in una "Medicina sobria, rispettosa e giusta", è partita da questa premessa per lanciare in Italia il progetto “Fare di più non significa fare meglio”. 

Ecco un esempio di alcune pratiche inutili:



- utilizzare i cosiddetti “test di intolleranza alimentare” come strumento per la terapia dietetica dell'obesità né per diagnosticare sospette intolleranze alimentari;


- trattare obesità e disturbi dell'alimentazione con diete prestampate e in assenza di competenze multidimensionali;


- incoraggiare un uso estensivo e indiscriminato di integratori alimentari come fattori preventivi delle neoplasie e della patologia cardiovascolare;


- assumere antibiotici in auto somministrazione o a scopo di preventivo;



- eseguire Risonanza Magnetica (RM) del Rachide Lombosacrale in caso di lombalgia nelle prime sei settimane in assenza di segni/sintomi di allarme;

- eseguire di routine Risonanza Magnetica (RM) del ginocchio in caso di dolore acuto da trauma o di dolore cronico;


- utilizzare disinfettanti istiolesivi sulla cute integra nei soggetti anziani, allettati, con cute fragile e/o compromessa.

L’elenco completo è molto più lungo ed in parte rivolto ai professionisti stessi.

Il concetto però vuole essere quello di evitare l’eccesso di cure, almeno senza prima il benestare del proprio medico di famiglia al quale spetta sempre l’ultima parola, ovviamente in accordo con il paziente!

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