Volpiano, la piccola cittadina ai piedi delle Vaude , ritornerà a distanza di pochi anni ad essere nuovamente protagonista, grazie al transito per le vie cittadine della prima tappa del Giro d’Italia 2024che parte domani 4 maggio, da Venaria Reale con traguardo finale a Superga, nel giorno della scomparsa della formazione di calcio del “Grande Torino”, tragedia sportiva ed umana che sconvolse l’Italia tutta e non solo, per la perdita di un gruppo di giocatori, dirigenti e giornalisti e tutto l’equipaggio dell’aereo Fiat G.212 I-ELCE che stava rientrando da Lisbona dopo l’ultima partita giocata contro il Benfica, da quella grande squadra granata, schiantatosi sul fianco della Basilica fatta erigere dal Duca Vittorio Amedeo II, proprio 75 anni fa, in una piovosa e fosca giornata di maggio del 1949, una data che ancora oggi tutti ricordano con rispetto per quei giovani che tanto orgoglio avevano restituito al nostro Paese, uscito sconfitto ed umiliato dal secondo conflitto mondiale e da una sciagurata guerra fratricida.
Come al solito Volpiano non si è fatta trovare impreparata ed ha voluto omaggiare l’evento con la presentazione di due libri di altrettanti autori, che hanno in modo diverso tratteggiato storie di campioni dei pedali e giovani che hanno provato a divenir tali, magari non riuscendo appieno a soddisfare i loro desideri, ma sicuramente lasciando orme di genuina e sana sportività sulle strade e nella memoria di chi li ha visti correre.
Martedì 30 aprile nella sala polivalente "Maria Foglia“, il Comune in collaborazione con Biblioteca ed Informagiovani, ha invitato lo scrittore e storico della pedalata piemontese Franco Bocca e Aldo Settia, già docente universitario di storia, autore di innumerevoli testi del settore e presente alcuni anni orsono sempre a Volpiano in occasione di una apprezzatissima conferenza sulle fortificazioni, alla presenza di un folto pubblico, nell’allora appena restaurata chiesa cittadina Madonna delle Grazie: inutile dire che la sorpresa dei volpianesi è stata grande nello scoprire che il grande storico, in gioventù ebbe un importante trascorso sui pedali, ritagliandosi momenti di gioia e fatica sulle strade di casa che lui conosceva bene, ma non per questo potè evitare alcune cadute che avrebbero poi condizionato la sua attività di corridore.
Il suo racconto è stato un resoconto umile e lucido intriso di umanità e fatica, in un periodo dove le strade erano brutte e le biciclette molto pesanti, ma il ricordo di fughe, volate, scivoloni e traguardi rimane nell’animo del protagonista. Il suo libro, dal titolo “Bici e Baci”, è quindi un insieme di "diari di giornata”, dove il nostro annotava le sue fatiche e soddisfazioni, sempre ammantate di una sobria ironia di chi ha ben piantati i piedi per terra, una volta sceso dal sellino.
Il secondo autore, Franco Bocca, originario di Montemagno in provincia di Asti, storico del ciclismo italiano ed in particolare piemontese, nella sua fatica letteraria dal titolo “La Torino del “Cit” con sottotitolo, campioni e gregari della
provincia più rosa d’Italia, racconta con puntigliosa e metodica armonia, tutti i campioni torinesi che hanno vinto, purtroppo in tempi lontani, la Corsa Rosa, infarcendola di aneddoti, curiosità, specifiche tecniche e tratti di brani di vita vissuta in tempi in cui la bicicletta era il mezzo con cui gran parte degli italiani erano soliti usare per muoversi su strade sterrate, sentieri e vie di comunicazione di uno “Stivale” che non esiste più, ma che molti di noi rimpiangono con grande nostalgia: un tempo in cui sudore, fatica e lavoro, significavano molto se, se non tutto, nella quotidianità degli italiani.
Franco Bocca, classe 1949, tipico tratto subalpino, schietto e disarmante nella fluida parlata di un narratore appassionato ed appassionante, al punto di aprire varie parentesi di dialogo per poi dimenticarsi dalla foga di doverle chiudere, diventa personaggio lui stesso anticipando i suoi eroi in bicicletta: sentirlo parlare è un piacere, perché insegue storie trasformandole in curiose parentesi dove il professionismo sportivo incontra il gioco, il campione si confronta con il dilettante, dove i giovani sconosciuti spesso riescono ad arrivare al traguardo prima degli imbattibili, dove tutto è incertezza fino all’ultima pedalata, storie di uomini, di danari e di contratti, a volte contornati da sotterfugi e meschinità tipiche del genere umano, in sintesi una parodia dei pregi e difetti di ognuno di noi, raccontati in punta di piedi, dove tutto è relativo e nulla è superfluo, ma c’è tanta fatica, sui pedali, sul sellino, sul manubrio e nella testa che deve rimanere lucida fino alla fatidica linea bianca sotto lo striscione d’arrivo: mondo di pazzia profonda e superficiale normalità di vite che macinano migliaia di chilometri.
Oltre ai campioni torinesi, senza dimenticare i mitici Coppi e Bartali, l’autore disegna il profilo di colui che sente presente nel suo cuore di sportivo e di uomo, ossia il campione delle due ruote torinese, Nino Defilippis: chiamato dallo stesso vecchio campione a scrivere la sua biografia, Bocca narra con grande sensibilità l’uomo e lo sportivo, il campione nella sua normalità e l’individuo nella sua straordinarietà di soggetto umile , intelligente e gran lavoratore, l’uomo della “provvidenza” ciclistica e sportiva , l’idolo che fa capolino in una figura di persona qualunque, ma deciso, caparbio, dove la classe e la professionalità appaiono cose normali, roba da uomini, da applicare costantemente nella vita quotidiana, cosa che lui fece.
Si , certamente un mondo che non esiste più, ma che è giusto ricordare in quanto, una volta, l’Italia andava avanti lo stesso, anche se solo in bicicletta e certamente con meno spocchia di ora, dove le biciclette erano come quelle costruite dalla mitica famiglia Gios, corridori prima, costruttori di bici poi, come quella presente sul palco nella stessa serata di martedì, battezzata “ Grande Torino” edizione limitata a soli 11 esemplari, a simboleggiare “l’undici granata di Superga”: ma questa è un’altra storia ormai diventata leggenda .
Ricordata anche la figura di Franco Canevaro, giovane promessa del ciclismo piemontese e suocero dell’ex sindaco Emanuele De Zuanne presente alla serata, con il sindaco Giovanni Panichelli, l’assessora alla cultura Barbara Sapino, il consigliere comunale Ugo Cena, mentre la serata è stata aperta dal consigliere della biblioteca comunale, un appassionato e bravo Luigi Gassino, non per caso cuore granata anche lui come l’autore di questo breve articolo.